Enza Ceniccola* – La nostra è una parrocchia prevalentemente rurale, sparsa nel verde nella frazione omonima di San Michele Arcangelo in Alife, con 1400 abitanti, da sempre molto attiva e unita, attorno al suo pastore che da sette anni è Don Eusebio Swiderek. Nonostante non ci sia un vero e proprio agglomerato urbano, siamo gruppi di famiglie, che abbiamo come punto di riferimento la parrocchia, e riusciamo ad essere molto in sinergia, collaborando per il bene della nostra comunità. Siamo stati scelti per partecipare a questo progetto e abbiamo deciso di effettuare degli incontri formativi per noi e un incontro di sensibilizzazione comunitario, invitando l’incaricato diocesano di Alife-Caiazzo Annamaria Gregorio alle nostre celebrazioni delle ore 8 e delle 11.15, per il 3 luglio, valutando che nella messa delle 8 ci sarebbero stati gli anziani pensionati; e a quella delle 11.15, con la presenza di due battesimi ci sarebbe stata l’opportunità di avere anche delle nuove famiglie nella nostra comunità.
Infatti il suo discorso, effettuato prima della benedizione, oltre alle informazioni squisitamente tecniche per la firma, è stato incentrato sul vangelo del giorno, la chiamata dei 72 discepoli, che dovranno andare di villaggio in villaggio, per evangelizzare; soprattutto in riferimento ai versetti di Luca 10,4-9, in cui il Signore dice loro di non portare, durante il viaggio, nè sacco, né bisaccia, né sandali, perché significa che dovranno aver fiducia nell’ospitalità dalle famiglie dei villaggi, dove avranno da mangiare e anche eventualmente da dormire e poi ripartire per evangelizzare ancora; saranno pronti a partecipare alla vita ed al lavoro della gente del luogo e vivere di ciò che ricevono in cambio. Loro come primi discepoli e pastori, che verranno sostentati dalle prime comunità. Infatti, ci ha spiegato che qui sta il fondamento teologico dell’azione del sovvenire: nella vita delle prime comunità cristiane, che vivevano insieme e mettevano tutto in comune, pregavano, spezzavano il pane, si occupavano dei poveri, si prendevano cura di ciascuno avesse bisogno, sostenevano chi evangelizzava. Anche noi, come comunità odierne, dobbiamo essere il riflesso di queste prime comunità di Atti 2, 42-48, dove ognuno, insieme al parroco, deve sostenere e collaborare per il bene di tutti. Firmare è dunque una scelta di responsabilità per ogni credente. E’ stata una esperienza che ci ha arricchito e fatto comprendere il senso del dono. Come operatori parrocchiali ci siamo messi a disposizione per la raccolta dei modelli CU. All’uscita abbiamo allestito un banchetto espositivo e aiutato per la firma.
*Referente parrocchiale S. Michele Arcangelo in Alife
L’articolo su Clarus e su In Cerchio di luglio.